Se ne parla abbastanza?
... di violenza sulle donne?
Sì e no: se accendiamo la tv troviamo quasi tutti i giorni servizi che parlano di questo tema certamente caldo.
Ma come se ne parla?
Nei talk show, fateci caso, si parla degli aspetti morbosi di ogni singolo caso, ma se guardiamo bene non troviamo interventi diretti ad informare, educare e sensibilizzare.
Che è ciò che serve davvero, specialmente in un momento storico.
Innanzitutto quando parliamo di violenza non parliamo necessariamente o solamente di violenza fisica: quella di solito è l’ultimo, gravissimo, tipo di violenza.
Da fuori il quadro sembra chiaro: se una persona viene maltrattata all’interno di una relazione, dovrebbe fuggire via più velocemente che può, chiedere aiuto, denunciare il maltrattante.
Consideriamo però che più del 70% delle violenze avvengono in famiglia, i carnefici sono proprio coloro che dovrebbero proteggere e amare e questo rende il quadro particolarmente difficile per la vittima di violenza.
Cerchiamo ora di capire anche quali siano i precursori di questo problema sociale.
Tra le cause della violenza sulle donne, una di quelle di cui a mio parere si dovrebbe parlare molto di più è relativa all’immagine che viene veicolata della donna.
Il primo modo in cui i media (e intendo tutti i media, non solo la tv), creano delle condizioni per cui la violenza sulle donne possa essere favorita, è la svalutazione della donna stessa.
La sessualizzazione dell’immagine della donna, ad esempio, ne favorisce l’oggettivizzazione, la depersonalizzazione, che poi è ciò che avviene anche nella pornografia, a cui gli uomini maltrattanti ricorrono.
Tutto ciò che mira a oggettivizzare e depersonalizzare la donna il fatto che sia vista come un oggetto più che come una persona, crea quel distacco, quella disconnessione dall’empatia rende molto più facile usare violenza.
Vedete quanto è complice la realtà in cui viviamo?
Un’altra causa è relativa alla parità di genere tra uomo e donna, perché nonostante in molti casi ci sia una apparente uguaglianza tra i generi, nella concretezza questa viene poi a mancare.
Ovvero, l’uomo viene in molti casi visto ancora come colui che mantiene la famiglia, la donna viene spesso categorizzata e confinata nel solo ruolo di madre, che spesso viene come sappiamo svalutato.
Non a caso, ad un convegno molto importante a cui sono stata sabato 23 febbraio in cui si parlava dell’agenda 2030 dell’ONU tra gli obiettivi principali da raggiungere sono stati annoverati sia l’empowerment delle donne, quindi il loro autodeterminarsi, il loro prendere ruoli di leadership, ma anche la parità di genere, che ripeto, è ancora lontana in tanti ambienti e situazioni.